In questi giorni ho pensato a come la fotografia sia anche un mezzo per dedicarmi del tempo, per dedicare del tempo alle persone che mi circondano.
Non c’è fretta nella costruzione di questo tempo. È un tempo per raccontarsi. Ci sono scambi di mail, telefonate, messaggi, vocali; tutto questo prima di arrivare agli scatti effettivi.
Stavo guardando un film l’altra sera, uno di quei film che piacciono a me, ambientati in un’altra epoca. I protagonisti si scambiavano lunghe lettere e ho subito sentito un senso di malinconica, di nostalgia, per quegli scambi epistolari del passato.
Ricordo quando ero bambina, ma anche da ragazzina, adoravo scrivere lettere, avevo molti amici di penna e la lettera era un momento di riflessione, di comunicazione lenta, dedicata e intima.
Il tempo in cui mi fermavo a scrivere quei fogli che, ripiegavo accuratamente, e spedivo, era del prezioso tempo che dedicavo a quella determinata persona e che, a sua volta, lui o lei dedicava a me.
E poi quanto bella era l’attesa del postino? Uscire di casa aprire la cassetta delle lettere e trovare quelle buste scritte a mano o disegnate, a differenza di ora, dove per lo più, trovo bollette o pubblicità.
Questa foto me l’ha scattata un’amica, tanti anni fa, mentre scrivevo, mentre dedicavo del tempo a qualcuno, seduta in una panchina di una caotica e velocissima Parigi
Te la ricordi l’ultima lettera che hai scritto? Io sì, avevo credo 22 o 23 anni e quella lettera è volata all’estero, la risposta è arrivata molti mesi dopo ed è stata altrettanto tempo all’interno di un cassetto. Perché le lettere non hanno l’effetto notifica rossa nel telefono, che proprio ti dice “aprimi dai”, sembra che tu non possa nemmeno aspettare; invece puoi. Le lettere cartacee hanno bisogno del loro tempo, anche per essere aperte.

Allora è successo che io una lettera l’ho scritta, a 32 anni, in un mondo fatto di digitale, ho deciso di dedicare il mio tempo, la mia attenzione a chi sentivo averne il bisogno, parole lievi, confuse e imbarazzate. Un biglietto corto, ma pieno di attenzione.
Ma perché sto parlando di lettere? Cosa c’entra questo con la fotografia?
La fotografia è uno spazio, sì continuo a dirtelo e continuerò fino allo sfinimento. È uno spazio che puoi decidere di dedicare a te stesso, ma anche agli altri.
Io nasco come fotografa in analogico e, se ci pensate un tempo la fotografia era più lenta e dedicata. Il processo anche di sviluppo richiedeva un’attenzione estrema e dedicata.

Quando decidete di realizzare un servizio fotografico, vi state regalando quello spazio o lo state regalando, proprio come quando vi sistemavate alla scrivania per scrivere lunghe lettere.
E io, da fotografa dall’animo old school dedico molto tempo a voi, alle vostre foto, che hanno la mia completa attenzione, nonostante il processo si sia velocizzato sempre più nel tempo.
State dedicando del tempo a voi, alla vostra famiglia, alla/al vostr* compagn*, ai vostri amici, ai vostri figli o genitori. State scrivendo una lettera non fatta di parole, ma di immagini bellissime da conservare nel tempo, che racchiuderanno tutte le emozioni di quel momento.
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